Martedì 9 Maggio 2017
Francesco Totti
ti do del “tu”, anche se non ci conosciamo. Mi hanno insegnato che si fa così, tra uomini.
Ti scrivo perché sai, ci sono rimasto male. Anzi, a dirla tutta mi hai fatto davvero arrabbiare.
Ho 37 anni e quando ero bambino sognavo di fare il calciatore. Come Baggio, come Batistuta, come Del Piero, come Totti.
Non sono romano, non sono romanista, ma amo il calcio, e resto un romantico, se non lo fossi stato avrei seguito gli scacchi anziché il calcio.
Nella vita ho imparato che è importante avere empatia, ti semplifica la quotidianità, ti fa vivere meglio. E ti fa amare. Baggio, Batistuta e Del Piero hanno smesso, Totti non ancora. Lo farà tra qualche giorno, e io mi sentirò un po’ più vecchio.
Ieri sera ero a San Siro solo per dargli l’ultimo saluto, per poter dire a mio figlio: “Sai, quello è Totti, quando avevo la tua età lo vedevo giocare, oggi lo vedi anche tu”. Stavate vincendo 1-3, mancavano 5 o 6 minuti alla fine, eravamo già tutti pronti per dedicargli un applauso. Sai, non sarebbe stato un applauso fine a se stesso, sarebbe stato il modo di tre generazioni di dire grazie. Grazie per quello che ci hai dato, grazie per averci trasmesso emozioni in tutti questi anni.
Capisco tutto, tu devi gestire un gruppo, la Roma non è Totti, bla bla bla. Quello che non capisco, per un allenatore di una squadra importante come quella giallorossa, è la totale mancanza di empatia. Non solo con Francesco, ma con la gente. Quella comune come me, quella che voleva salutare Francesco.
Hai perso una grande occasione, e l’hai fatta perdere a me, a mio figlio, a mio padre e a Francesco”.
Così recitano le parole di uno dei tanti rimasto deluso da quel che sta accadendo in questi ultimi giorni.
Si percepisce delusione e rammarico scaturito da un finale amaro.
Francesco Totti ha esordito contro il Brescia nella vittoria per 2-0 del 28 marzo 1993, da quel momento il rapporto fra Totti e la prima squadra andrà sempre in crescendo.
La carriera di Francesco continua all'insegna dei successi con la squadra giallorossa: la conquista del terzo scudetto nella stagione 2000/2001 e le prodezze in Champions League. Anche in Nazionale entusiasma i tifosi e indossando la maglia numero 10 è il perno inamovibile dell'attacco azzurro.
Dopo un infortunio che sembrava doverlo tenere a lungo lontano dai campi, Francesco compie un recupero straordinario in vista dei mondiali di Germania 2006 e si prende la responsabilità di calciare un rigore pesantissimo contro l'Australia negli ultimi secondi di gioco, andando poi a realizzarlo facendo esplodere tutta Italia; lo stesso rigore che ci ha permesso poi di andare a vincere quel fantastico trofeo.
Ma Finisce così. Con un comunicato del nuovo DS. E va bene così. È stato anche oltre le aspettative. Il ricordo più bello di 25 anni d'amore è legato al Presidente Sensi, a quando Carlos Bianchi gli chiese di cederti e invece fu ceduto lui, regalandoci un altro enorme mito da incastonare nella nostra fragile storia fatta più d'amore che di vittorie. Ma se le bacheche potessero riempirsi di sentimenti, così come noi crediamo da stupidi romantici quali siamo, allora tu saresti anzi sei il trofeo più bello, più ambito e più caro. Per sempre risentirò l'urlo dell'altoparlante: "Popolo giallorosso! In alto i cuori e fuori la voce! Scende in campo la squadra della Capitale. È il momento del nostro Capitano! Del Bimbo de Oro! Del simbolo di Roma! Con il numero dieci... FRANCESCO... "
E come finiva lo sai da 25 anni... Mancherai molto.
Difficile trovare bandiere come lui nella storia del calcio... lo è ugualmente nel mondo di Bamboo?
Quanto conta veramente il battersi sempre e comunque sotto il proprio stemma?
SpeedLegend
"Il Tuo Destino Lo Ridurrò In Cenere!"
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